Spinti dalle banche, guidate dai recenti aumenti dei tassi della Banca Centrale, i listini europei, lunedì, avevano chiuso sui massimi della giornata.
Lunedì, Milano e Francoforte sono state le migliori, terminando le sessioni con i listini in crescita di oltre due punti percentuali. Bene anche Parigi e Londra, con rialzi vicini ai due punti.
Lunedì è proseguito a Piazza Affari il rally delle banche con Bper Banca e Fineco che hanno guadagnato oltre il 5%, Mps è volata arrivando a guadagnare oltre il 19% in vista dell’assemblea in programma giovedì 15 settembre.
I listini asiatici hanno chiuso martedì sopra la parità, sulla scia delle buone sessioni di Wall Street, dove i mercati apparivano molto cauti in attesa dei dati dell’inflazione Usa.
Martedì il dato Usa, ha confermato un’inflazione all’8,3%, analoga a quella del mese di agosto. E’ stato comunque un dato più alto dell’attesa dell’8,1%, comunque inferiore all’8,5% registrato a luglio e al 9,1% di giugno.
Su base mensile, l’inflazione Cpi americana è salita dello 0,1% ad agosto, mentre nel mese di luglio il livello era invariato.
Appare certo, pertanto, che il 21 settembre la Fed ritocchi i tassi con un ulteriore aumento di 75 punti base, che rappresenterebbe il terzo aumento consecutivo dello 0,75%.
I listini europei che erano positivi, in seguito alla diffusione di tali dati, sono passati subito in territorio negativo, con Piazza Affari che è arrivata a perdere lo 0,7%.
Martedì i listini del vecchio continente hanno chiuso tutti in territorio negativo. Milano ha perso l’1,36% a 22.303,86, Francoforte è scesa dell’1,59% a 13.188,95 e Parigi -1,39% a 6.245,69. Male anche il Ftse100 di Londra che ha perso l’1,17% a 7.385.86.
Martedì, l’attesa degli operatori era per i dati sull’inflazione negli Usa che hanno evidenziato come il tasso di inflazione CPI abbia continuato a ritirarsi dal picco di 40 anni nel mese di agosto, ma in misura minore del previsto.
Il tasso di inflazione CPI è sceso all’8,3%, in discesa quindi rispetto all’8,5% di luglio e al 9,1% di giugno, soprattutto a causa del calo dei prezzi del gas. Nel mese, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,1%.
A Wall Street, tuttavia, gli economisti si aspettavano che il CPI evidenziasse un calo mensile dello 0,1%, che portasse ad un tasso di inflazione CPI all’8%.
Da una prima lettura appariva chiaro che il dato sull’inflazione potesse aumentare la pressione sulla Fed per un rialzo del tasso di interesse chiave di 75 punti base per un terzo incontro consecutivo.
Peggio ancora per il Dow Jones che andava a scontare un aumento del tasso chiave entro la fine del 2022 compreso tra il 4% e il 4,25%. Nelle prime ore di contrattazioni di martedì, il Dow Jones perdeva circa il 2,50%, arrivando a scendere sotto quota 31.500.
Il rendimento dei Treasury a 10 anni, che lunedì aveva chiuso vicino al massimo su 3 mesi del 3,36%, è salito di 6 punti base al 3,42%, non lontano quindi da quel 3,48%, il massimo da 11 anni fissato il 14 giugno.
Molto male i listini statunitensi che martedì, alla fine, hanno chiuso tutti con pesanti perdite: Lo S&P 500 ha perso il 4,32% a 3.932,69, il Dow Jones -3,94% a 31.104,97 il Nasdaq -5,16% a 11.633,57.
Listini di martedì
FTSE Mib Milano -1,36% a 22.303,86
Dax 40 -1,59% a 13.188,95
Cac 40 -1,39% a 6.245,69
Ftse 100 Londra -1,17% a 7.385.86
S&P 500 -4,32% a 3.932,69
DOW Jones -3,94% a 31.104,97
NASDAQ -5,16% a 11.633,57.