A movimentare i mercati nelle sessioni di giovedì sono stati i dati relativi all’inflazione negli Stati Uniti, che è stata superiori alle previsioni. Gli aumenti sono stati dello 0,4% a livello mensile e dell’8,2% a livello annuale (il consenso era +0,2% mensile e +8,1% annuale). Per quanto riguarda il dato core, si è avuto un +6,6% a/a e +0,6% m/m, sempre superiore al previsto le attese erano di un +6,5% a/a e un +0,5% m/m).
Le richieste di sussidi di disoccupazione, intanto, sono salite a 228.000 contro le 219.000 della settimana precedente, un valore superiore alla stima di 225.000 di Econoday.
Per quanto riguarda l’Italia, Bankitalia ha rivisto al rialzo le sue previsioni dell’inflazione attesa per i prossimi anni. Per la Banca Centrale, la crescita dell’inflazione italiana viene stimata al 8,5% nel 2022 e 6,5% nel 2023, rispettivamente. Le precedenti previsioni di luglio erano più basse di quasi mezzo punto per l’anno in corso e di circa due punti per il successivo.
Intanto venerdì, ad un’ora dalla chiusura, i listini europei erano in territorio positivo: Il Ftse Mib di Milano guadagnava poco meno dell’1%, così come anche Il Dax di Francoforte e il Cac40 di Parigi.
Lo spread in Italia venerdì era a 241,44.
Gli indici di Wall Street partivano in positivo, proseguendo il rialzo della giornata precedente, dopo i dati sull’inflazione. Tuttavia, Il Dow Jones Industrial Average e gli altri indici statunitensi, hanno invertito venerdì in ribasso, dopo la diffusione dei dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti più deboli del previsto. Le vendite al dettaglio di settembre hanno mancato le stime di Econoday per un aumento dello 0,2%. Anche le aspettative di inflazione di un anno dell’Università del Michigan al 5,1% in ottobre, sono risultate più calde del previsto rispetto al tasso del 4,7% a settembre.
Per i listini statunitensi è stata un’altra giornata nera: lo S&P 500 ha perso il 2,37% a 3,583.07, il Dow Jones è sceso dell’1,34% a 29.634,83 e il Nasdaq ha chiuso con un ribasso del 3,08% a 10.321,39.
Venerdì i listini europei hanno chiuso in territorio positivo. Il Ftse Mib di Milano ha guadagnato lo 0,70% a 20.930,81. Il Dax di Francoforte è salito dello 0,67% a 12.437,81, il Cac40 di Parigi ha chiuso con rialzo dello 0,90% a 5.931,92. In rialzo anche il Ftse100 di Londra che ha chiuso con un +0,12% a 6.858.79.
Venerdì mattina i futures Dow Jones sulle azioni statunitensi sono aumentati dello 0,5% rispetto al fair value. Sono aumentati anche i futures S&P 500 dello 0,5% e quelli Nasdaq 100 dello 0,5%. Il rendimento dei Treasury a 10 anni è sceso di 2 punti base al 3,93%.
Nel trading regolare di giovedì, il Dow ha chiuso a 827 punti, al 30.038,72 con un rialzo del 2,83% dopo essere sceso di oltre 500 punti all’inizio della giornata. Lo S&P 500 è salito del 2,6% per rompere una serie di ribassi per sei giorni consecutivi. Il Nasdaq Composite è salito del 2,23% a 10.649,15. Questi dati hanno seguito il rilascio dell’indice dei prezzi al consumo , una lettura chiave dell’inflazione statunitense che è risultata più calda del previsto per il mese di settembre. Inizialmente, aveva pesato negativamente sui mercati, ma successivamente i mercati si sono scrollati di dosso quelle preoccupazioni. In ogni caso, l’inflazione persistente resta un problema per la Fed e fonte di preoccupazioni per gli investitori circa l’inasprimento della politica della banca centrale.
Intanto il governatore della People’s Bank of China Yi Gang ha affermato che la banca centrale fornirà un maggiore sostegno economico, sottolineando le infrastrutture.
Venerdì i listini di Wall Street, dopo una partenza al rialzo, hanno ripiegato e sono passati in territorio negativo a due ore dall’apertura.
In serata sono usciti i dati delle vendite al dettaglio di settembre, che sono stati piatti, mancando le stime di Econoday per un aumento dello 0,2%. Il sentimento dei consumatori ha superato le stime con una lettura di 59,8 a settembre, al di sopra delle stime per una lettura di 58,8. Per quanto riguarda le aspettative di inflazione di un anno dell’Università del Michigan, queste sono risultate più calde del previsto, al 5,1% in ottobre rispetto al tasso del 4,7% a settembre.
In chiusura lo S&P 500 ha perso il 2,37% a 3,583.07, il Dow Jones è sceso dell’1,34% a 29.634,83 e il Nasdaq ha chiuso con un ribasso del 3,08% a 10.321,39.
Listini di venerdì
FTSE Mib Milano +0,70% a 20.930,81
Dax 40 +0,67% a 12.437,81
Cac 40 +0,90% a 5.931,92
Ftse 100 Londra +0,12% a 6.858.79
S&P 500 -2,37% a 3,583.07
DOW Jones -1,34% a 29.634,83
NASDAQ -3,08% a 10.321,39.