Venerdì i listini europei hanno aperto contrastati. Il Ftse Mib di Milano, nella prima mattinata era stabile rispetto alla chiusura della giornata precedente. Alle ore 10,30 anche il Dax di Francoforte e il Cac40 di Parigi viaggiavano intorno alla parità.
L’aumento dei casi di Covid in Cina continua a deprimere le borse asiatiche. Nella giornata di giovedì sono state registrate oltre 32 mila nuove infezioni, provocando lockdown e altre limitazioni nelle attività produttive. Venerdì solo Shanghai si muoveva in territorio positivo, registrando un +0,4%. Hong Kong perdeva lo 0,34% dopo la festività di Thanksgiving.
Per quanto riguarda l’inflazione dell’Eurozona, la settimana prossima Eurostat renderà noti i dati sul carovita di novembre. A ottobre il valore aveva toccato il 10,6%, al netto di cibo, energia ed alcol, era arrivato al 5%. Il vicepresidente Bce Luis De Guindos aveva affermato, proprio in questi giorni, sulla possibilità che sia stato raggiunto il picco più alto dell’inflazione.
Per quanto riguarda i listini statunitensi, i futures Dow Jones sono aumentati dello 0,1% venerdì mattina, rispetto al fair value. I futures S&P 500 sono avanzati di meno dello 0,1% e i futures Nasdaq 100 sono scesi dello 0,2%.
Sempre negli Stati Uniti il rendimento del Treasury a 10 anni è salito di 2 punti base al 3,73%.
I prezzi del greggio statunitense sono aumentati di quasi il 2%, quelli del gas naturale sono scesi di quasi il 2%, mentre i futures sul rame sono saliti di oltre l’1%.
Nella giornata di venerdì Milano e le altre piazze europee hanno chiuso tutte in parità. Il Ftse Mib di Milano ha chiuso con un -0,05% a 24.718,81 il Dax di Francoforte è salito dello 0,01% a 14.541,38 e il Cac40 di Parigi ha realizzato un +0,08% a 6.712,48. In leggero rialzo il Ftse100 di Londra che ha chiuso con un +0,27% a 7.486.67.
Dopo qualche oscillazione, i listini statunitensi si sono mantenuti sostanzialmente sulla parità nelle negoziazioni di venerdì.
I verbali della Fed hanno dato ottimismo sulla possibilità di un aumento dei tassi di soli 50 punti base nella prossima riunione del 14 dicembre. I mercati cominciano a intravvedere la possibilità di un rialzo ancora più leggero, un solo quarto di punto, nella successiva riunione Fed di febbraio.
In settimana, i dati relativi alle richieste iniziali di disoccupazione sono saliti al massimo di tre mesi, mentre quelli relativi alle richieste continue hanno raggiunto il massimo di otto mesi. Gli indici dei responsabili degli acquisti di S&P Global per la produzione e i servizi statunitensi hanno entrambi segnalato una contrazione.
I prezzi del greggio statunitense sono crollati del 3,7% a 77,94 dollari al barile. I futures sul gas naturale sono aumentati del 7,2%.
E’ sceso in settimana, il rendimento del Treasury a 10 anni di 5 punti base al 3,71%. Il rendimento dei Treasury a due anni, maggiormente legato alle prospettive di rialzo dei tassi della Fed, è sceso sotto il 4,5%.
Per la seconda sessione consecutiva è sceso in modo significativo il dollaro USA tornando vicino ai minimi recenti.
Anche gli indici Statunitensi, come quelli europei, hanno chiuso sostanzialmente in stabilità: lo S&P 500 ha perso lo 0,08% a 4.026,12, il Dow Jones è salito dello 0,45% a 34.347,03 e il Nasdaq è sceso dello 0,70% a 11.285,32.
Listini di venerdì
FTSE Mib Milano -0,05% a 24.718,81
Dax 40 +0,01% a 14.541,38
Cac 40 +0,08% a 6.712,48
Ftse 100 Londra +0,27% a 7.486.67
S&P 500 -0,08% a 4.026,12
DOW Jones +0,45% a 34.347,03
NASDAQ -0,70% a 11.285,32.